
16 Ago 16 AGOSTO. CARPI RICORDA I SUOI MARTIRI. QUESTE LE LORO STORIE.
Settantacinque anni fa, nella Piazza Maggiore di Carpi, in seguito a loro intitolata, la fucilazione di sedici antifascisti come rappresaglia per l’omicidio del console repubblicano Nannini.
E’ il pomeriggio del 15 agosto 1943. Poche ore prima il console a Carpi della milizia della Repubblica Sociale di Salò, Filiberto Nannini viene ucciso dai partigiani mentre in bicicletta si reca in centro dalla frazione di Migliarina. Gli uomini della Brigata Nera perlustrano le varie aree della città – Migliarina, Budrione, Fossoli, Rio Saliceto – alla ricerca di antifascisti, presunti partigiani e loro parenti. Circa 120 persone sono trasportate in diversi punti di raccolta e la mattina del 16, in una villa di fronte alla caserma dei Carabinieri. Un gruppo di ostaggi viene prelevato e torturato, il piano prevede che sedici di loro costituiscano il simbolo della reazione all’attentato contro Nannini.
Augusto Artioli ha sessant’anni, nonostante l’età piuttosto avanzata nell’aprile del 1944 aderisce alla Resistenza partecipando a numerose azioni nel modenese. Il più giovane ha 19 anni, è un civile, si chiama Pierino Rabitti e viene ‘rastrellato’ a Rio Saliceto. Gli altri, tutti uomini tra i venti e i quarant’anni sono per metà civili e per metà partigiani.

Luca Ugoni, compagnia Al Granisel, interpreta a teatro la poesia “Angiulot” di Loris Guerzoni dedicata a Walter Lusvardi.
Tra chi non ha aderito alla lotta di liberazione i condannati a morire sono Aldo Biagini, l’impiegato quarantunenne carpigiano Agostino Braghiroli, Martino Del Bue, Fernando Grisanti, Costantino Iotti, Fermo Rossi, e Avio Storchi. Poi ci sono i partigiani Arturo Aguzzoli, Remo Brunatti, Enzo Bulgarelli, Dino Corradi, Umberto De Pietri, Giuseppe Zanotti e Walter Lusvardi. Quest’ultimo, Lusvardi, ha trent’anni, abita a Migliarina e la mattina del 16 si consegna spontaneamente al posto del fratello Edmondo, padre di sei figli, per salvare la famiglia da un dramma insostenibile.
Durante i funerali di Nannini gli ostaggi prescelti sono condotti in Piazza Maggiore e fatti distendere sul selciato di fronte al Municipio. Intorno alla 20, mentre la salma del console viene tumulata nel cimitero di Carpi, comincia la fucilazione. Il plotone d’esecuzione spara sulle vittime già sdraiate a terra e abbandona i corpi sulle piazze fino al giorno successivo.
Dall’immediato dopoguerra la piazza centrale di Carpi, una delle più grandi e più belle d’Italia, è Piazza Martiri.