
03 Mag BULLISMO A SCUOLA. I COLPEVOLI CONDANNATI A PULIRE LE AULE.
Singolare la punizione adottata da una scuola di Biella per i ragazzi che in aula bullizzano i compagni o rifiutano di spegnere il cellulare in classe.
“Ai lavori forzati”. E’ questo che ogni tanto qualcuno di noi auspica per gli idioti che a scuola bullizzano compagni e professori, pubblicando poi gli episodi di prevaricazione di cui si rendono protagonisti su Internet. Lavori forzati. E a quello che noi usiamo come un paradosso di fronte a certe notizie, salvo pensare subito dopo ad altro scuotendo la testa, ai lavori forzati hanno pensato seriamente, e fatto ricorso, i docenti dell’Istituto Tecnico Industriale di Biella. Lo studente che trasgredisce all’ordine di spegnere e riporre il cellulare viene una prima volta costretto a metterlo nella cassaforte della presidenza fino a fine lezione. Se recidivo scattano veri e propri “lavoretti” forzati che consistono nell’armarsi di scopa e paletta per pulire i locali della scuola o passare ore in archivio a riordinare faldoni di documenti. E pare che fino a ora i genitori non abbiano protestato. Che nessuno si sia presentato in Istituto con l’avvocato al seguito.
Rimedio, quello piemontese, che nonostante la severità di una pena che richiama alla memoria i regimi peggiori, sarebbe alla fine ben poca cosa per vicende come quelle finite in rete nelle ultime settimane. Studenti di quindici e sedici anni che usano intimidazioni di stampo criminale per farsi mettere sei da un professore anziano e remissivo, umiliazioni che escono dal perimetro dell’aula dove, in verità, si sono sempre consumate, e approdano negli spazi infiniti dell’Internet. Per rimanervi per sempre. Fino a quando, almeno, un garante non ordinerà di farli rimuovere. Scopa e alzapolvere per questi deficienti non bastano. Qui, e senza troppi preavvisi, si devono prendere in considerazione sospensioni con obbligo di frequenza, voti in condotta di quelli che ti costringono a ripetere l’anno, espulsioni.
I dieci anni da quando Steve Jobs lanciò il primo smartphone, nel 2008, hanno rivoluzionato il mondo. La telecamerina che ciascuno di noi oggi ha in tasca ha lo stesso potenziale distruttivo di un’arma. Qualsiasi genitore ne deve tenere conto prima di metterne una a disposizione del proprio figlio. Anche se non è facile aspettarsi responsabilità e presa di coscienza dagli stessi genitori che di fronte a un brutto voto affrontano l’insegnante anziché il figlio, gli stessi genitori che arrivano a accoltellare la professoressa severa, a spaccare il naso al professore esigente. Genitori, non più gli stessi, ma non per questo meno disorientati che, come accaduto a Castelnuovo di Porto, non danno il consenso alla visita di istruzione organizzata dalla scuola nel locale Centro Accoglienza Richiedenti Asilo, il CARA della Traversa del Grillo. Per paura che gli possa accadere chissà quale cosa.