03 Ott Auto elettriche. Urso non la racconta giusta.
Il 2035, come data del passaggio all’auto elettrica, sta diventando un pasticcio italiano di quelli che ci sarebbe da ridere se non ci fosso da piangere. Al punto che Politico ieri titolava “L’Italia è tutto fumo e niente arrosto sulla revisione delle emissioni di CO2 delle auto”.
La legge europea sul bando delle auto a combustione dal 2035 prevede che nel 2026 ci sia una revisione sui progressi fatti fino ad allora, sugli step raggiunti dalle cause automobilistiche verso auto a consumi meno inquinanti. Fino a quel momento, 2026 appunto, si va avanti come fissato dal regolamento green.
Ora, a cominciare dai mesi di vigilia elettorale, l’Italia ha fatto della lotta alla fretta per la conversione all’elettrico uno dei suoi cavalli di battaglia. Un chiodo fisso di Salvini, da sempre portavoce di tutti gli insofferenti all’Europa e alle sue regole, e supportato da Fratelli d’Italia. Più defilata, ma comunque della partita, Forza Italia. Battaglia, oggi, quella italiana – e qui sta il punto – per anticipare il passaggio intermedio della revisione al 2025, fra pochi mesi. Scopo quello di provare a liberare formalmente da quasi subito gli obblighi per i produttori.
Urso, ministro dell’Industria, durante il mese di settembre ha portato questa nostro impegno in tutte le sedi europee, arrivando nei giorni scorsi a farci sapere che buona parte dell’Europa è con noi. E qui arrivano il fumo e l’arrosto citati e titolati da Politico che sottotitola “Roma sostiene di avere il sostegno dei paesi membri per una revisione anticipata della politica verde, ma i diplomatici della UE raccontano una versione diversa”.
L’Italia ha incluso tra i Paesi d’accordo Spagna, Germania, Austria, Paesi Bassi, Polonia e Politico si è presa la briga di andare a sentire da loro se è vero.
Della Germania già vi abbiamo detto ieri delle distanze prese dal ministro dell’ambiente. Un funzionario olandese, off records, avrebbe detto ‘ma quando mai…’. L’Austria ha detto che loro potrebbero essere d’accordo a posticipare la data finale del 2035 ma adesso non c’è bisogno di alcuna fretta. La Polonia, la più possibilista, ha però accuratamente evitato di dare un appoggio formale, pubblico, al governo italiano. Sostanzialmente c’è irritazione per le corse in avanti degli italiani, del volersi intestare questa battaglia europea.
Le case automobilistiche in tutto questo da tempo fanno sapere che i tempi per il 2035 sono stretti e che difficilmente saranno in grado per l’anno prossimo di ridurre le emissioni di gas serra del 15 per cento rispetto al 2021, come stabilito dal green deal. E per finire da Bruxelles, sul 2025, fanno sapere che si e no per quella data la nuova Commissione, che si sta componendo in questi giorni, avrà avuto il tempo per esaminale i dossier.
Ora la sintesi e i titoli delle altre notizie comprese nel podcast di oggi.
Si continua a scrivere, da parte degli osservatori esteri, del giro di vite sulla sicurezza in Italia. Ne scrive Le Point dalla Francia.
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Da Londra però Reuters precisa che tra le pieghe della nuova normativa del Decreto Flussi ci saranno anche più visti di lavoro per le badanti e i badanti che vengono dall’estero.
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Sempre sulla repressione dell’illegalità. Dall’Olanda Een Vandaag fa sapere che il loro governo sta valutando se inserire anche nel loro regolamento carcerario il 41 bis.
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Tornando all’economia il Wall Street Journal comunica che “Microsoft investirà 4 miliardi e 800 milioni di dollari in intelligenza artificiale e infrastrutture cloud in Italia”.
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Italia sui giornali esteri anche per quanto riguarda l’industria del cibo. Independent da Londra titola ”Allarme prosciutto mentre la peste suina travolge l’Italia con 120mila maiali uccisi”. Aspettiamoci significativi aumenti del Parma.
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E a chiudere l’austriaca Kleine Zeitung e la notizia, come da titolo, che “I ladri hanno restituito il cagnolino alla bambina disabile”di Acerra.