21 Nov Brexit non ci spaventa. Siamo figli del mondo.
Lorenzo e Anita non temono la Brexit. Lui chef internazionale, lei coordinatrice in una grande griffe. Approdati a Londra dopo un lungo viaggiare.
“La premessa – esordisce Anita Saltini Trombini – è che vengo da una famiglia che ha la migrazione nel corredo genetico”. Il padre Marcelo, italoargentino de La Plata, lasciò il Sudamerica a vent’anni per inseguire, in Europa, il sogno di diventare ciclista professionista. La madre, Gisella Sillingardi, famiglia carpigiana, passò l’adolescenza tra Ghana e Spagna e poi insieme al marito si trasferì a lavorare nel Nord della Francia dove diede alla luce Anita. “Sono nata in terra di corsari” sorride sorride lei. Lorenzo Salami impara a cucinare al Centro Nazareno di Carpi. Subito dopo il diploma parte per Londra, in tempi ante Brexit, dove trova lavoro al ristorante di Robuchon al Covent Garden. Poi lascia Londra per due anni a Antigua, lascia Antigua per un’esperienza a Versailles e poi di nuovo a Londra, con Anita. Lui, dopo un’esperienza di 14 mesi a Clarence House, nelle cucine del Principe Carlo, oggi è Capo Chef all’esclusivo Catering Delicat’s. Lei è coordinatrice della produzione Runway Donna da Burberry; ufficio a due passi da Westminster.
Raggiungo per un’intervista Anita nella loro casa nella zona dei docks.
Avete cercato fortuna all’estero per voglia di avventura o vi ritenete piuttosto degli esiliati da un paese dove se aveste le stesse opportunità preferireste lavorare?
La nostra è stata una scelta dettata dalla voglia di metterci in gioco, come individui e come coppia. L’Italia, e in particolare Carpi, restano dei punti fissi per noi. Lì abbiamo le famiglie e gli amici, le nostre radici, ma Londra ci ha accolto con benevolenza e riservandoci innumerevoli possibilità di realizzazione, tanto a livello professionale che individuale.
Siamo grati all’Italia per la preparazione che ci ha fornito, ma la nostra vita è qui. Il Regno Unito ci gratifica perché è una società in fermento che offre possibilità di carriera e di conoscenza.
Io ad esempio qui ho potuto conseguire, mentre lavoravo, il Certificate che è fondamentale per poter accedere in un futuro a una carriera dirigenziale nel settore in cui ho scelto di lavorare, che è quello dell’alta moda.
Poi siamo innamorati della città che ci ha accolto, che credo sia una delle più belle e stimolanti del mondo e che non è poi così lontana da casa.
Dei diversi ambiti e Paesi nei quali siete stati quali sono le cose più stimolanti e le peggiori?
Personalmente mi ritengo fortunata per il percorso fatto, tanto in Italia che qui nel Regno Unito. Dell’Italia conservo ricordi e rapporti molto belli, anche con i vecchi colleghi dell’azienda modenese. Quello che però apprezzo della mia nuova realtà è il fermento che si respira, la percezione che il cambiamento, se cercato, sia possibile se ci credi e ti spendi per ottenerlo; amo la meritocrazia che non guarda in faccia al fatto che tu sia giovane, straniera o che il tuo accento sia ancora un po’ strano. Amo vivere in una metropoli, amo l’indipendenza che questa vita ci consente. Anche come coppia siamo cresciuti moltissimo. È vero che le famiglie sono tutto sommato vicine, ma qui ci siamo noi due e questo ci ha fortificato molto.
Un’altra cosa che amo di questo paese è la semplificazione burocratica, il fatto che tutto sia veloce e accessibile. Ecco, in questo trovo grandi differenze con l’Italia, ancora alle prese con carte bollate e orari di uffici pubblici improponibili.
Nel vostro futuro vedete Londra o altro?
Nel nostro prossimo futuro vediamo certamente Londra. Entrambi stiamo facendo dei percorsi in termini di carriera che richiedono continuità e impegno. Poi abbiamo traslocato che è poco nella zona dei dock e siamo letteralmente innamorati del quartiere e del nostro appartamento, che ha una vista invidiabile!
La Brexit vi fa paura?
Non particolarmente. Sappiamo di poter rimanere a lavorare e vivere qui. L’unica cosa che ci spaventa è la possibilità di un cambiamento nell’offerta dei generi alimentari e in un aumento nei loro costi. Ma a parte questo, pensiamo e speriamo che Brexit non ci imponga cambiamenti estremi.
Che cosa mettete di Carpi e dell’Italia nel vostro lavoro e nella quotidianità?
A Carpi ci sono le nostre radici, i nostri ricordi d’infanzia, le famiglie e gli amici più cari, quelli di sempre.
Banalmente ci portiamo dietro la nostra cucina, l’amore per le cose belle, la nostra lingua. Addirittura ci scopriamo spesso a parlare dialetto tra di noi… beh, parlarlo per me è una parola grossa, ma qualche commento o battuta ci scappa!
Nel lavoro portiamo la serietà, la competenza, il fatto di non tirarci mai indietro se ci viene richiesto di fare straordinari (anche folli) o di lavorare nel week end.
È scontato, ma è un dato che noi italiani siamo apprezzati e nei nostri due ambiti lavorativi, cucina e moda, entrambe ad alto livello, possiamo dire di avere una marcia in più.
Nel vostro futuro c’è un figlio? Sarà inglese?
Al momento è un po’ prematuro pensare di mettere in cantiere un bambino, siamo ancora troppo impegnati nel lavoro, ma a volte ne parliamo e di certo non aspetteremo molti anni. Immagino che il nostro bambino/a sarà figlio del mondo, un bellissimo mix di geni e culture diverse. Brexit o non Brexit. Abbiamo la fortuna di avere dei genitori ancora giovani e in forma e siamo certi che ci saranno di grande aiuto. Sarà un frequent flyer di sicuro.
Personalmente spero che avrà la doppia nazionalità, come il mio papà, anzi magari tripla…
I vostri genitori come vivono la vostra lontananza?
I miei genitori non potevano che sostenere dal principio la mia decisione di partire per questa sfida. Li vedo felici e orgogliosi di me. Poi non perdono occasione per volare qui e credo che anche loro amino la città che mi ha accolto. Sono esploratori di quartieri alternativi, si ficcano in tutti i negoziati etnici, fanno indigestione di musei (quelli statali qui sono gratis, altro grande indizio di civiltà) e macinano chilometri con il naso all’insù. Ed è ritrovarsi ogni volta.