CONTE E L’8 SETTEMBRE. UNA GAFFE CHE LA DICE LUNGA.

CONTE E L’8 SETTEMBRE. UNA GAFFE CHE LA DICE LUNGA.

Il premier Conte scivola sull’8 settembre. Parlando a un incontro pubblico cita la data come l’inizio della ripresa dell’Italia. Un Paese che fino a poco tempo fa polemizzava sui ministri senza laurea.

 

“La fine di un periodo buio della nostra storia e l’inizio di un periodo di ricostruzione morale e poi materiale del nostro Paese”. Parlando per oltre un’ora all’inaugurazione della Fiera del Levante di Bari, il Presidente del Consiglio Conte salta a piedi pari uno dei periodi più drammatici della storia recente del nostro Paese, i diciotto mesi che videro l’Italia settentrionale insanguinata dalla più feroce guerra fratricida.

Conte non parlava a braccio, circostanza che non avrebbe comunque giustificato uno dei più alti rappresentanti delle nostre istituzioni. Il premier leggeva un discorso che qualcun altro gli aveva preparato e che l’ufficio comunicazione di Palazzo Chigi dovrebbe, presumibilmente, avere “passato”.

Qui non è più questione di tunnel dei neutrini, la gaffe disastrosa nelle quale scivolò, nel settembre di sette anni fa, l’allora ministro dell’istruzione Gelmini e per la quale il suo capo della comunicazione venne cacciato dal ministero. Oggi come allora chi anche dovesse leggere all’impronta un discorso preparato da altri avrebbe il dovere di correggersi, successivamente, a braccio. Sempre che se ne renda conto.

La gaffe di Conte ha acceso, come prevedibile, il fuoco degli sfottò su Twitter e Facebook ma, a differenza che in passato, il popolo del social è in gran parte schierato a difesa dell’esponente di bandiera gialloverde. “E che sarà mai confondere due date? L’8 settembre col 25 aprile?”. Nossignore. Qui non si tratta di date ma di concetti, si tratta del nostro DNA.  Noi che fino a ieri discutevamo dei ministri senza laurea. Noi che ancora oggi ironizziamo sui congiuntivi di Di Maio. Noi che giustamente esigiamo un esame di storia e lingua italiana da ogni immigrato saremmo i primi a essere bocciati. E anche questo è un segno di quell’ignoranza che, presto o tardi, spalancherà le porte a un nuovo fascismo.