Contro la denatalità il modello Bolzano

Contro la denatalità il modello Bolzano

All’estero, ancora più che in Italia, sulla stampa e nelle TV si continua a discutere sulle ragioni della denatalità nel nostro Paese. Se ne parla  ancora una volta dopo i dati Istat della settimana scorsa. Già eravamo i meno prolifici, nel senso etimologico del termine, ora, se possibile, lo siamo di più. Se il tasso di sostituzione in un Paese prevede che ogni donna faccia mediamente 2,1 figli, qui siamo già all’1,3.

Sul banco degli imputati, oltre a una disillusione e ad un sostanziale pessimismo dei giovani sul futuro, c’è la mancanza di sostegni pubblici alle famiglie giovani, a cominciare dalle strutture per l’infanzia dove portare i bambini quando entrambi i genitori lavorano. Un tempo si viveva per lo più fuori dai grandi centri urbani, le famiglie erano numerose, a casa c’era sempre qualcuno per dare un occhio ai ragazzini – una sorella, una nonna, qualche zio e cognato – ma oggi non è più così. E a poco, fino a ora, sono serviti i contributi economici messi sul piatto da un governo che ha la denatalità come uno dei crucci maggiori. Soprattutto ‘questo’ governo che della famiglia tradizione ha fatto un vera bandiera e argine contro gli immigrati che premono sulle frontiere.

Lunga premessa, questa, a introdurre il primo articolo del Ristretto Italiano di oggi che è del New York Times e è intitolato “Che cosa è successo quando questa provincia italiana ha investito nei bambini

La provincia benemerita è quella di Bolzano, l’unica che riesce a tenere un tasso di natalità costante. L’inviato, il Jazon Horowitz che per noi in questo anni è diventato un punto di riferimento,  è andato in Alto Adige dove ha seguito un famiglia con due genitori giovani e tre figli e in cui il padre trentottenne, manager di un’azienda di trasporti, si prende tutto il tempo che la legge gli consente per dedicarsi ai figli, insieme con la moglie.

E qui, spiega Hortowitz, oltre a una mentalità aperta da parte degli uomini sui loro diritti e doveri in famiglia, c’è anche una fitta rete di benefici a favore delle famiglie che vanno ben oltre i bonus una tantum per i neonati offerti dal governo nazionale. Qui c’è la garanzia di continuità e le persone lo sanno.

I genitori altoatesini usufruiscono di sconti sugli asili nido, prodotti per l’infanzia, generi alimentari, assistenza sanitaria, bollette luce e gas, trasporti, doposcuola e campi estivi. Tutti interventi che contribuiscono a rendere le donne libere di lavorare. E poi, sempre in Alto Adige le case-bimbo sono diventate una realtà. Iniziativa che nel resto del Paese non è mai veramente decollata, la ‘casa bimbo’ è quell’appartamento dove una persona solitamente donna, dopo un’abilitazione ottenuta da parte della Provincia, accoglie e intrattiene i bambini del vicinato. Un po’ come quelle sorelle, cognate nonne cui facevo riferimento prima.

 

 

Sempre di figli continuiamo a parlare nell’episodio odierno del nostro Podcast, ma ora in termini molto più problematici perché si parla di figli adolescenti con incongruenza di genere o disforia di genere, in altre parole adolescenti transessuali. Ragazzi che vengono seguiti nelle strutture sanitarie predisposte dove, nell’attesa di maturare una scelta, oltre a sedute di psicoterapia vengono somministrati farmaci bloccanti della pubertà. Farmaci reversibili studiati per lasciarti il tempo di prendere una decisione che a volte richiede anni senza che il corpo proceda ulteriormente nella definizione dei caratteri di genere.

Qui sono due quotidiani spagnoli a parlarne in questi giorni, El Pais e ABC. Prendo quest’ultimo, ABC, che titola “L’Italia rivedrà la normativa sull’uso dei bloccanti della pubertà nei minori trans”.

Dalla Germania la Deutsche Welle ritorna a parlar bene della politica economica della Meloni ma il sospetto è che sia per parlare male di quella tedesca. Titolo “L’economia tedesca ristagna, quella italiana vola”. Il contenuto dell’articolo, come gli altri, lo potete aascoltare nel podcast.

Buttiamoci sull’archeologia, ora, e facciamolo  con un quotidiano danese, Politiken, che dedica un servizio a “I ritrovamenti in Italia che rivelano come i romani riuscirono a costruire il Colosseo e il Pantheon

Per chiudere. Voi, automobilisti italiani, patentati da poco o da tanto, come sapete districarvi tra le norme che regolano il traffico di montagna?

La cosa è oggetto di articolo giornalistica da parte di un sito fiammingo, il belga HLN in un articolo dal titolo “Chi ha la precedenza sulle strette strade di montagna e che cosa significa realmente il cartello raffigurante il classico corno postale”

 

Buon ascolto del nostro Ristretto Italiano di oggi: