Covid-19. Il racconto di chi ce l’ha fatta. “Ho 50 anni e non avevo mai avuto niente”.

Covid-19. Il racconto di chi ce l’ha fatta. “Ho 50 anni e non avevo mai avuto niente”.

Covid-19. Da Bergamo il racconto di un operaio  di una grossa industria metalmeccanica.  “Sono stati venti giorni d’inferno”

 

Covid-19 – I sintomi.

Il signor Bosatelli mi ha contattato dopo l’appello che ho fatto a chiunque abbia avuto a che fare col virus di raccontarsi. Un appello tuttora valido: parlare della propria esperienza aiuta il prossimo a comprendere la gravità del contagio. E lo convince a rispettare maggiormente le regole. Da parte mia garantisco il livello di anonimato che mi viene richiesto.

L’intervento di pochi giorni prima dal dentista

“Per il contagio sospetto di un intervento importante alla bocca cui mi ero sottoposto qualche giorno prima dei sintomi” mi racconta fuori onda. Gli avevano estratto cinque radici e, nonostante le mascherine che dentisti e igienisti comunque da sempre hanno, la bocca resta spalancata a lungo.  Il primo ricovero per Covid-19 a Codogno c’era già stato. La massima attenzione sarebbe dovuta essere già d’obbligo.

Prima di colpevolizzare senza prove un odontoiatra Bosatelli mi precisa però di essere operaio in una grossa impresa metalmeccanica di Bergamo. Trecento colleghi non sono pochi per escluderli dalla possibilità di averlo contagiato. A Bergamo, poi.

Il ricovero

Giovedì 27 febbraio i primi sintomi, la chiamata al numero indicato, e l’indicazione a aspettare qualche giorno. Il sabato la convinzione di essere veramente contagiato dal Covid-19, il suo medico che gli dice “lunedì passo” e poi il ricovero e il trasferimento da ospedale a ospedale fino alla Terapia Intensiva.

“Con me sono stati tutti gentilissimi nonostante lo stress di una situazione già ovunque caotica” mi dice ancora. “In Terapia Intensiva ho rischiato l’intubazione per un pelo. Mi hanno tenuto per giorni l’ossigeno al massimo. Lo step successivo sarebbe stato l’intubazione”. Ma non ce ne fu bisogno e il 18, a sorpresa, gli annunciarono che la festa del papà l’avrebbe passata a casa.

La fede

“Sul comodino avevo lo smartphone col quale, da quando ho avuto la forza, ho potuto rivedere mia moglie e le mie figlie”. Ma il regalo più bello è stato trovare, dentro il cambio che la moglie gli aveva fatto avere, tra pigiami e biancheria, un vangelo e un messalino. “La fede mi ha sostenuto molto. Non ho realmente avuto paura di morire”

Il ritorno a casa

Dimesso senza un tampone di verifica, che gli verrà fatto dopo 14 giorni, Bosatelli ora è a casa isolato da moglie e figlie. “Fortuna che la mia casa è grande per cui ho una camera, un bagnetto e un salottino solo per me”. Per il cibo mi dice di avere allungato la tavola al massimo e, come in una vecchia famiglia aristocratica – sorride – lui sta a un capo del tavolo e la moglie dall’altro.

Ascolta l’intervista cliccando sul link audio sottostante: