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10 Gen Da Modena un argine contro la propaganda russa
L’Italia è, e rimane, il Paese dell’Unione Europeo più disposto ad accettare le ‘ragioni’ di Mosca sull’inevitabilità dell’attacco russo all’Ucraina. Lo fu all’inizio, nel febbraio di due anni fa, invitando a ripetizione funzionari di Mosca nelle diverse trasmissioni televisive; lo è secondo un sondaggio del consiglio Europeo a tutt’oggi con il 27 per cento degli Italiani che attribuiscono le responsabilità della guerra a Ucraini e americani.
Ed è in questo quadro che la decisione del sindaco di Modena, Carlo Muzzarelli, di revocare i permesso a una manifestazione filorussa già in calendario per il 20 gennaio sta riscuotendo un’approvazione internazionale. Più internazionale che nazionale, potremmo affermare a giudicare dalla scarsa copertura dei media italiani rispetto a quelli esteri.
L’incontro pubblico revocato – mostra più conferenza – riguarda un evento sulla “Rinascita di Mariupol” che, dopo essere stata semidistrutta nei primi mesi del conflitto oggi è sotto il controllo russo.
Ecco allora una sintesi della copertura estera cominciando dal Guardian con un servizio dall’Italia intitolato “L’Italia ha esortato a cancellare le manifestazioni filorusse accusate di diffondere propaganda” Y
Stesso argomento per Reuters, sempre da Londra, che titola “Una città italiana interrompe un evento che sembra promuovere la guerra russa in Ucraina”.
Ancora dalla Russia The Moscow Time titola “La città italiana cancella la mostra propaganda di Mariupol” L’articolo si basa comunque su un lancio della France Press e appoggia, nonostante la provenienza, la scelta modenese.
Abbandonando Modena, ma rimanendo in tema, chiudiamo il capitolo con Euronews che un servizio lo dedica al “Film di propaganda russo proiettato in Italia” nonostante le proteste. Si tratta di The Witness, un film autopromozionale di Mosca che, reduce da un flop totale al botteghino russo è ora in arrivo nelle sale italiane.
Una discussione politica che continua a tenere banco sia in Italia sia fuori è quella che riguarda il saluto romano a Acca Larenzia.
Politico, grande testata geopolitica dagli Stati Uniti titola “Le proteste per il saluto neofascista travolgono l’italiana Meloni”
E continua la marcia trionfale di Paola Cortellesi. Ora arriva anche la benedizione del Financial Times che in un articolo di Amy Kazmin titola “C’è ancora domani tocca un nervo scoperto della cultura machista italiana”
Un film che sembrava destinato ai circuiti d’essai e invece anche da Hollywood Variety, la bibbia del cinema, se ne accorge titolando “Il box office italiano recupera nel 2023 grazie al megahit locale “C’è ancora domani” che batte Barbie.
Un sorriso amaro, in chiusura, per quel funerale dove il morto non si decideva ad arrivare. Lo racconta Der Spiegel, dalla Germania, con “Il conducente del carro funebre si perde in una tempesta di neve e si mette nei guai” Una vicenda degna delle più imprevedibili commedie degli anni settanta come potrete verificare ascoltando il podcast.