ERMAL META. UN UOMO, A SANREMO, IN DIFESA DELLE DONNE MALTRATTATE.

ERMAL META. UN UOMO, A SANREMO, IN DIFESA DELLE DONNE MALTRATTATE.

Stasera la finale di un Festival destinato a essere dimenticato già domani. Nel vuoto di canzoni senza storia spicca “Vietato Morire” di Erman Meta.

Sono fuori dalla musica e dalla canzone italiana da abbastanza tempo per non sapere nulla di Ermal Meta. E il non sapere nulla di quel giovane albanese che a tradimento mi ha colpito allo stomaco con la sua storia di violenze subite in famiglia ha amplificato il mio stordimento. Era dai tempi della leva calcistica che non mi dovevo asciugare gli occhi dopo avere ascoltato una canzone.

Ho frequentato il Festival, e la musica italiana, abbastanza a lungo per non accorgermi che Fiorella Mannoia canta la stessa canzone da troppi anni. Mi innamoravano le notti di maggio e le donne dolcemente complicate. Oggi mi stuccano le banalità da carte dei cioccolatini e la gestualità enfatica della maestrina alle prese con scolaretti distratti.

Non so chi stasera vincerà Sanremo. Per quel che conta vincere Sanremo. In me resterà la gratitudine per questo immigrato, sbarcato  in Puglia, dall’Albania, nel 94. Un simbolo tra l’altro dell’integrazione possibile. Anche se arrivi su una zattera. La gratitudine per avere sollevato da maschio, e con tanta efficacia, le conseguenze drammatiche della violenza dei maschi sulle loro donne e sui loro bambini.

Grazie Ermal.