
19 Dic Fake news. Tutti sbufalatori.
Tutti cacciatori di Fake . Ormai non crediamo nemmeno più alla mamma quando ci dice che ci vuole bene. Il caso della mamma di Sondrio.
Un fenomeno che viene da lontano
Un tempo era la disinformatia, ovvero la guerra non convenzionale affidata a servizi segreti e mestatori d’ogni genere. Tutti se ne servivano. Maestri erano i russi. Gli stessi russi da anni a disposizione, con una colossale fabbrica di bufale, di chiunque voglia investire qualche milione per sconfiggere l’avversario elettorale. Tu dai indicazione sull’avversario da infangare e il ventilatore si mette in moto.
Sulle prime ci cadevamo come allocchi: la sorella della Boldrini – in realtà morta da tempo – che lucra sui migranti, i profughi a cinque stelle, eccetera eccetera. Poi abbiamo cominciato a svegliarci, a guardare un po’ meglio la provenienza, a fare qualche verifica incrociata, a controllare i siti specializzati sulle fake.
Non che siamo guariti, eh. La “Bestia” che assiste Salvini macina bufale, Renzi sta provando a dotarsi di una struttura analoga per non essere da meno, però in molti di noi aumenta la soglia del dubbio. E il “Cacciatore di Fake” diventa il nuovo gioco di società. Come il caso di Sondrio dimostra.
Il caso di Sondro
Al microfono delle “sardine”, qualche giorno fa, una giovane manifestante, per circostanziare la deriva razzista in corso, citò il caso di una giovane madre africana derisa, al locale pronto soccorso, per la morte improvvisa della figlioletta. La donna, oltre la vetrata, che urlava disperata, si buttava a terra, batteva la testa sul pavimento, e la gente fuori che criticava. “Ma che cosa urla che tanto fanno un figlio all’anno”, “calmate questa scimmia” fino a scomodare – i più acculturati – i riti tribali.
Prima un giornalista di una testata locale – Sondrio Today – poi altre testate on line, poi ancora i TG e la stampa nazionale ne parlano. Denunciano, partendo da questo caso riferito da testimoni, ma senza prove documentali, la piega che sta prendendo la nostra gente. La direzione dell’ospedale non conferma e non smentisce, come si dice in questi casi. I carabinieri di guardia non hanno sentito niente. “E allora perché crederci? Qui c’è puzza di fake” si chiede l’investigatore smaliziato da tastiera.
Vi dirò perché ci credo io. Io ci credo perché una bambina figlia di nigeriani è realmente deceduta quel giorno in quel luogo e perché ci risulta anche che la madre abbia manifestato il suo dolore. Alla sua maniera. E allora, se qualcuno seduto in sala d’aspetto ha ascoltato questi commenti odiosi e li riferisce è un bufalaro? Per quale ragione se lo sarebbe inventata la ‘sardina bionda’ sul palco? Ma voi non fate mai la fila negli ambulatori? Non ascoltate mai quello che la gente dice? Io sì. E per questo ci credo.
Ritengo inoltre che questa corsa a screditare chi ha riportato questa notizia sia pericolosa. In questo modo neghiamo ciò che tutti abbiamo sotto gli occhi, l’intolleranza crescente che si manifesta nei condomini, nelle scuole, negli ospedali. In questo modo ci rendiamo responsabili di ciò che il nostro Paese si appresta a diventare negli anni venti.