Il grande buco nero dei diritti umani

Il grande buco nero dei diritti umani

“Le carceri dei migranti in Italia sono squallide e caotiche. Il suicidio di un giovane guineano all’interno di uno dei centri di detenzione per migranti ha acceso i riflettori sulle condizioni drammatiche di detenzione”

L’articolo citato è del Washington Post che pur partendo da una storia di qualche mese fa – il suicidio citato di Ponte Galeria è del febbraio scorso – mette in evidenza situazioni assolutamente spaventose dalle quali noi preferiamo distogliere lo sguardo. Del resto non è un mistero che una delle strategie per scoraggiare i migranti al viaggio è quella di predisporre per loro un’accoglienza tutt’altro che festosa. La Meloni stessa ha ripetutamente detto “Voglio mandare un messaggio chiaro a chi entra illegalmente in Italia”. E questo è uno di quei messaggi.

Centri che chi li frequenta per lavoro, dagli avvocati agli attivisti delle ONG, definiscono come buchi neri di violazione dei diritti umani. Istituite nel 1999 queste speciali carceri per detenuti che non si sono macchiati di alcun reato, sono destinate a trattenere quei migranti che entrano nel territorio italiano senza visto, non hanno diritto a chiedere asilo e sono etichettati socialmente pericolosi dalle forze dell’ordine. Se fino allo scorso anno il periodo massimo consentito di trattenimento era di 90 giorni, tre mesi, ora è stato innalzato a diciotto mesi. E siccome non sono carceri non possono nemmeno godere di tutti quei ‘privilegi’ che sono concessi ai detenuti dei penitenziari: i migranti non hanno diritto a psicologi, a attività ricreative e nemmeno lavorative. Le loro giornate passano in branda, o in cortile a girare in tondo, giusto per fare un po’ di movimento. Ci si sveglia, si mangia, si va a dormire. Null’altro. Giorgio dopo giorno.

E per il giovane guineano suicida a Ponte Galeria si aggiunse anche un altro paradosso: nonostante pentito del viaggio e nonostante avesse chiesto ripetutamente di essere rimpatriato, senza attende i tempi lunghissimi della burocrazia, ciò gli fu negato. Aveva sognato una vita migliore in Europa, adesso voleva solo tornare a casa ma nemmeno quello gli fu concesso.

In Italia i centri di detenzione di questo tipo – racconta il Washington Post ai suoi lettori – sono dieci con la capacità di trattenere 700 stranieri contemporaneamente in stato di detenzione amministrativa. Due di questi sono chiusi, in ristrutturazione. Altri due sono in fase di costruzione in Albania – come sappiamo bene – dove, fuori dal territorio dell’Unione, avranno garantiti ancor meno diritti. Una Guantanamo italiana, per intenderci.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno solo il 52 per cento degli ospiti vengono rimpatriati con successo. Gli altri vengono rilasciati con un provvedimento di autoespulsione – gli viene cioè ingiunto di andarsene – ma non se ne vanno. Restano in Italia nascosti, senza documenti, senza la possibilità di potere ottenere un lavoro regolare, e finiscono nel sommerso dell’illegalità. Fino a nuovo arresto. Questo perchè l’esito finale del processo di rimpatrio dipende principalmente alla volontà del Paese di origine dei migranti di cooperare con l’Italia.

 

Ancora disagio, ancora povertà, dalla Germania Euractiv.De presenta l’ultimo rapporto sulla povertà in Italia di Save The Children, un rapporto, come recita il titolo, che mette in subbio il ritratto della Meloni sulla riduzione della povertà”

In Italia il presidente del consiglio Giorgia Meloni rende omaggio a una vittima emblematica del fascismo”. E’ le Nouvel Observateur da Parigi a riferire dell’iniziativa di giovedì scorso a Montecitorio nel centenario dell’ultimo discorso alla Camera di Giacomo Matteotti. “Accusata dall’opposizione di avere occupato radio e televisione pubblica – scrive la rivista francese – Giorgia Meloni ha colto l’occasione per elogiare il valore della libertà di espressione e di pensiero”

Emergenza pesci gatto nelle acque del Garda. La denuncia la Frankfurter Neue Presse in un articolo dal titolo “Italia: i subacquei cacciano pesci mostruosi, molto voraci, nel Lago di Garda”

E rimanendo sui predatori delle acque, in attesa di verificare se anche quest’anno le acque dell’adriatico siano invase dai granchi blu, un articolo del Baltimore Banner mostra agli Italiani come cucinarli nello stile del Maryland.

 

Se siete già al mare potete provare la ricetta in questo stesso weekend. Buon ascolto dell’episodio odierno di Ristretto Italiano e appuntamento a lunedì.