03 Apr Il Paese dell’aborto legale ma impossibile
In Francia il diritto a interrompere una gravidanza è stato blindato in Costituzione. In Italia, benché legale da quella legge 194 del 1978, l’aborto è sempre più una corsa a ostacoli. O un privilegio per donne benestanti che se lo possono pagare in qualche clinica.
Di aborto scrive France Info in un articolo dal titolo “In Italia l’aborto è legale ma non sempre accessibile”
Se noi – attacca il TG francese – lo scorso 8 marzo abbiamo inserito il diritto all’aborto in Costituzione nella vicina Italia resiste, anzi si consolida, l’anacronistica e pericolosa clausola della ‘coscienza’.
In Italia, come le donne denunciano in ogni manifestazione, il 63 per cento dei ginecologi che lavorano nelle strutture pubbliche rifiutano di effettuare interruzioni di gravidanza innalzando la questione di coscienza, ovvero “il rifiuto di compiere determinati atti richiesti da un’autorità quando si giudica che contraddicano intime convinzioni di natura religiosa, filosofica, politica, ideologica o sentimentale”. Praticamente: ginecologi, ostetrici, infermieri possono non partecipare agli interventi di interruzione della gravidanza. E non ci partecipano senza per questo essere sanzionati.
Immaginate una giovane donna con un lavoro precario – continua il servizio – E’ incinta, deve cominciare chiedendo un certificato medico che può esserle rifiutato. Se tutto va bene lo otterrà non prima di avere atteso sette giorni, dopodiché dovrà trovare un ospedale che alla fine le dirà che lì nessuno pratica l’aborto”
Meloni – conclude il servizio – ha sempre detto che lei la legge 194 non la toccherà e sembra abbia realmente intenzione di non toccarla. Tanto che bisogno c’è di cancellarla con la via crucis che si impone già alle donne?
Continuiamo la lettura della newsletter con il sommario degli altri articoli internazionali citati in questo episodio.
“L’Italia punta sul teatro per contrastare la violenza maschile sulle donne”. Questo è invece il titolo del sito americano TruthDig che spiega come il teatro e il cinema italiani puntino i riflettori sulle cause profonde della violenza di genere, proponendo soluzioni a livello culturale.
Nel caso specifico la recensione si riferisce all’opera teatrale “Le spose di Barbablù” portata in scena da Antonio Guadalupi.
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Sguardo veloce sulla politica. Ne abbiamo parlato qui molte altre volte, ormai: non passa giorno che qualcuno non si accorga dell’ottima performance economica del governo italiano. Ne parlò tra i primi il Financial Times, un paio di giorni fa citavo la Deutsche Welle. Oggi ci dedichiamo al rumeno Business Magazine.
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Sempre politica. Tema ricorrente anche questo: le piroette di Salvini. Agenzia Reuters. Titolo: “La Lega italiana sconfessa l’accordo con il partito al governo in Russia.
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“In Italia crescono le imprese di proprietà degli immigrati”. Lo scrive Info Migrants, quotidiano paneuropeo spesso presente in questo podcast, specificando che le province d’approdo e le preferenze settoriali dei lavoratori migranti differiscono a seconda delle loro nazionalità.
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E rimanendo in tema di imprenditori stranieri che fanno fortuna in Italia, su molte testate straniere in questi giorni ho trovato raccontato la storia, come riporta anche la CNN, di “Questa coppia americana che si è trasferita in Italia per aprire un tipico ristorante americano in un piccolo paesino dell’entroterra”.
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Al volo, prima di chiudere. Dal rumeno G4media di Bucarest apprendiamo che “38 anni dopo Chernobyl scompaiono completamente le tracce radioattive dai funghi delle Dolomiti”.
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E a chiudere proprio c’è la notizia della “Nuova passeggiata pedonale attraverso millenni nel cuore di Roma”. La riporta Euronews, e si tratta del progetto presentato dal sindaco della Capitale Gualtieri e dal ministro Sangiuliano per un nuovo percorso pedonale dentro il Foro Romano.
Buon ascolto anche oggi del nostro Ristretto Italiano. Se se vi piace condividetelo.