04 Mar Il Polesine sprofonda e Roma riprende a estrarre gas
Nell’alto Adriatico, nella zona del Delta del Po, è allarme trivellazioni. Il governo italiano pensa di ripartire con le estrazioni del metano, nonostante queste fossero state sospese nel 1961, per lo sprofondamento del Polesine, con aree che si sono abbassate anche di tre metri sotto il livello del mare.
E’ a questa emergenza che dedica un approfondito servizio, da Londra, il Guardian; un’inchiesta dal titolo “Se il mare si alza dovremo andarcene. I piani per riavviare le trivellazioni di gas minacciano l’affondamento del Delta del Po”.
Spiega, l’autore del servizio che si è spinto fino a Porto Tolle che, a un visitatore che attraversa il Polesine in una mattina d’inverno, la zona potrebbe sembrare benedetta dalla ricchezza della fauna selvatica, con 400 specie di uccelli, lagune, paludi, canneti; eppure diventa subito evidente che qualcosa non va: case e campi tutti più bassi delle strade, protetti da terrapieni alti anche più di quattro metri. Perché senza quelle barriere sarebbero sott’acqua. Come, dal 1976, sotto il livello del mare è sparita un’intera isole, l’isola di Batteria, che ospitava alcune case, una fattoria, magazzini, risaie. Quella volta bastò una tempesta e l’isola scomparve. Ci abitavano venti persone e ce ne lavoravano 1500.
Cedimenti, quelli del terreno, che gli esperti attribuiscono in buona parte all’estrazione del gas dal sottosuolo, una pratica che venne avviata con i primi pozzi nel 1935 e continuata fino al 1959, quando di pozzi se ne contavano 1.424. Estrazioni che, come dicevamo, vennero vietate dal 1961 con un conseguente rallentamento del tasso di subsidenza; subsidenza che rallentò ma non scomparve.
E ora, con la crisi del gas russo, da quando Mosca ha invaso l’Ucraina, si è deciso di ricominciare a estrarre il metano dal nostro sottosuolo. La stessa Meloni, nel suo discorso di investitura alle Camere, nell’ottobre del 2022, ne parlò. Ora si parla, è vero, di trivellazioni nell’Alto Adriatico, trivellazioni off shore, al largo della costa; pur sempre troppo vicine, affermano gli ambientalisti, per non rimettere in moto l’abbassamento dei terreni. Se l’area ancora soffre delle passate estrazioni del gas – dicono – ci si chiede perché ricominciare. Basti pensare che poco più a sud del Polesine, al Lido di Dante, il terreno è sprofondato di oltre un metro e mezzo dopo l’entrata in funzione di una trivella lì di fronte.
L’articolo si conclude con un grido d’allarme raccolto da un anziano residente che dice “Ricordo quando avevo solo tre anni che i soldati andavano in giro tra le nostre case dicendo alle persone di lasciare le loro abitazioni perché si aspettavano un’alluvione”. Sembra, oggi, che certi episodi non ci abbiano insegnato nulla.
Del nostro Paese si parla e si scrive, oggi, anche in relazione alla notizia, come riporta Reuters, che “L’Italia ospiterà il principale centro di controllo della costellazione satellitare dell’Unione Europea”, ovvero l’insieme dei satelliti per telecomunicazioni di tutti i Paesi Europei (oggi circa 170 ma il numero è destinato a salire con l’affermazione della banda larga”.
Parlando di tutt’altro. Ma se solo Ghali avesse immaginato, quando un mese fa era sul palco di Sanremo, di dare fuoco a una miccia simile quando chiese il suo “Stop al Genocidio”… In Israele ancora ne parlano con Jerusalem Post che titola “In Italia gli slogan diffamatori anti israeliani stanno guadagnando terreno”.
Passando al cinema. Per il New York Times “Io capitano”, il film italiano candidato all’Oscar come miglior lungometraggio internazionale, “merita di vincere anche se, come denuncia nel titolo, pur essendo un grande film “Non racconta tutta la storia”
Per scoprire perché il consiglio, come sempre, è quello di ascoltare il podcast. A domani