25 Ott Immuni. Giorgio Parisi ci spiega perché non può funzionare
Presidente dell’Accademia dei Lincei, fisico italiano di fama internazionale, il prof Giorgio Parisi attribuisce al garante per la privacy la responsabilità di un fiasco.
“Immuni è stata una grande occasione sprecata” mi dice il prof Parisi in una lunga telefonata di commento al DPCM del 25 ottobre. Si sarebbero potute fare così utili ma si doveva cominciare prima. Ascolta la sua voce.
Le responsabilità del Garante
Troppe le restrizioni imposte dal Garante della Privacy a tutela dei dati sensibili dei cittadini. Al punto che le stesse Apple e Android hanno risposto solo per gli aggiornamenti più recenti. Ragione, questa, per la quale Immuni funziona solo sugli smartphone di ultima generazione. Ancora Parisi.
Rifiutiamo a Immuni ciò che concediamo ai navigatori
“Avevo incontrato gli sviluppatori di Immuni un paio di settimane prima della gara” continua il professore che mi spiega come, per il ‘dove’ del contagio il Paese era stato suddiviso in centinaia di migliaia di aree da un kmq ma anche questo non fu consentito. Immuni può conoscere solo il giorno, nemmeno l’ora dell’avvenuto contatto con un ‘positivo’. E questo è troppo poco, anche per le necessità di monitoraggio dell’epidemia. Ancor la voce del presidente dei Lincei.
… e gli Italiani non ci hanno creduto
La telefonata si conclude con una riflessione amara. Per funzionare – mi ricorda il professore – Immuni dovrebbe essere scarica da almeno il 50 per cento della popolazione. Considerando però i tempi lunghi per ottenere il tampone dopo la notifica, e l’autoquarantena comunque imposta, in pochi ci sono stati. I download a oggi non arrivano ai dieci milioni. E le notifiche inviate sono sotto il migliaio.
Chi è Giorgio Parisi
https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Parisi
La lettera dei Cento Scienziati a Mattarella