
29 Ott La Francia accusa: DR, cavallo di Troia cinese in Europa
Francesi contro l’italiana DR: un vero e proprio cavallo di Troia usato dai cinesi per entrare nel mercato automobilistico europeo. Finalmente indaga l’Antitrust
Alla faccia di tutti gli Spid. Continuano le scorribande dei soliti ignoti nei database che contengono tutte le nostre informazioni più riservate. Sorprende la presenza del giovane Del Vecchio
Impotenti di fronte all’emigrazione dei nostri giovani: 550mila negli ultimi dodici anni. Ragazzi istruiti che partono dalle regioni del ricco nord. E ciò che li spinge a andare non è solo lo stipendio.
Divieto di maternità surrogata: dall’Austria una voce a favore della nuova legge italiana.
Turisti attenzione. Ecco le cose insolite che potrebbero farvi prendere una multa in Italia
Secondo giorno consecutivo con un’apertura del nostro podcast dedicata all’industria automobilistica italiana. Ieri la crisi della Fiat con i conseguenti sforzi di Torino per contrastare il declino di un’interna città. Oggi con quello che Le Point, il maggiore settimanale generalista francese, titola “DR, questo cavallo di Troia cinese proveniente dall’Italia”. Assente al Salone di Parigi – spiega Le Point nel sottotitolo – il gruppo italiano che riunisce quattro marchi sconosciuti, ha superate le 32mila vendite nel 2023 secondo un modella cui si ispira Stellantis.
L’articolo, che ‘nominalmente’, diciamo, è dedicato al DR5, un rispettabilissimo SUV classico, compatto a 19.900 euro, è in realtà un attacco a un modello di produzione che spaccia per italiane, e quindi europee, auto a tutti gli effetti cinesi, auto che nelle officine italiane fanno solo un velocissimo passaggio finale.
Perché gli stabilimenti di Macchia d’Isernia, impianti industriali in funzione dal 2006, altro non sono, secondo l’articolo francese, che una specie di piattaforma marittima affiancata da un edificio nel quale vengono effettuati solo pochi passaggi finali. In termini ancora più chiari le carrozzerie arrivano già saldate, trattate contro la corrosione e verniciate. Nasi finti per cinesi, in poche parole; un gioco di prestigio che dura da quasi vent’anni senza che nè l’Italia, nè Bruxelles abbiano mosso finora mezzo sopracciglio.
Il gioco comincia però a farsi duro ora con l’aggiunta di nuovi modelli che hanno consolidato la collaborazione fra l’italiana DR e la cinese BAIC con la produzione dei nuovi modelli EVO. Un accordo strategico, quindi, secondo il j’accuse di Le Point, che, nascondendo la cinese BAIC dietro il marchio molisano, punta ora all’intero mercato europeo. Anche se il garante per la concorrenza si sarebbe svegliato infliggendo, all’inizio dell’estate, una multa di circa 6 milioni di euro a BR Automobiles per pratiche commerciali sleali. In pratica DR ha ingannato i consumatori sull’origine di automobili che in realtà sono prodotte in Cina. E anche il governo Meloni, finalmente, si sarebbe dimostrando più attento di quanto abbiano fatto tutti coloro che l’hanno preceduta negli ultimi vent’anni.
Riguardo i sei milioni di multa – conclude l’articolo francese – sembra però che DR non si sia messa troppa paura e che abbia già convocato due assemblee per conto delle cinesi JAC e Chery, anch’esse intenzionate a venire in Italia con nuovi marchi. In questa fase l’articolo conta che allo stato attuale DR assembli 18 diversi modelli per conto di 4 marchi diversi.
Riguardo il breve sommario delle altre notizie stanno destando molta curiosità anche all’estero le scorribande degli hacker che hanno spiato un’enormità di persone in quei data base istituzionali e bancari che dovrebbero essere inviolabili.
Cominciamo da Reuters che ha titolato “La polizia italiana arresta quattro persone per presunto accesso illegale a tre database”
Suedostschweiz dalla Germania sottolinea, nel titolo come “Questo gruppo di hacker abbia spiato celebrità italiane”
Indagati fra i quali, come scrive il sito saudita Al-Weam “c’è anche il figlio del fondatore dei RayBan“
Ritorniamo in Francia per un articolo de L’Opinion che affronta uno dei nostri temi più drammatici del momento: “L’Italia impotente vede i suoi giovani emigrare”.
Spesso negli ultimi in questo podcast abbiamo citato le critiche, anche feroci, alla nuova legge italiana contro la maternità surrogata, quella che la dichiara reato universale.
Per obiettività citiamo, e linkaiamo, un articolo della rivista Austriaca Profil che spiega perchè, a loro giudizio, “Il divieto di maternità surrogata in Italia non è uno scandalo”.
Per finire “Le cose insolite che ti faranno prendere una multa in Italia”, ovvero il solito articolo, questa volta della rivista americana Island, su ciò che in Italia un turista non può fare se non vuole avere fastidi.
Buon ascolto a tutti e a domani