L’Atleta di Lisippo dalla A alla Z

L’Atleta di Lisippo dalla A alla Z

Tutta la verità sulla statua greca esposta al Getty Museum di Malibù e che l’Italia rivendica come propria. La ricostruisce il Los Angeles Times: “La Corte europea sostiene il diritto dell’Italia a sequestrare il pregiato bronzo greco del Getty Museum”, una scultura che il quotidiano californiano definisce un pezzo distintivo di quel museo. Coma la Primavera per gli Uffizi. Si tratta della rappresentazione di un giovane atleta nudo, alto un metro e mezzo, che alza la mano destra verso una corona d’ulivo che gli cinge la testa; uno dei pochi bronzi greci a grandezza naturale sopravvissuti.

Statua attribuita a Lisippo, lo scultore personale di Alessandro Magno e datata attorno al 300-100 avanti Cristo e recuperata dai fondali dell’Adriatico, di fronte a Fano, nel 1964 da alcuni pescatori. La tesi più accreditata è che il bronzo sia affondato insieme alla nave che lo trasportava in Italia dopo la conquista della Grecia da parte dei Romani e che, dopo essere stata nascosta prima in un campo di cavolfiori, e poi nella vasca da bagno di un prete, sia stata trasportata all’estero. La cosa certa è che riemerse in Germania all’inizio degli anni settanta a casa di un mercante d’arte di Monaco di Baviera che la conservava per conto di una società con sede nel Liechstestein. E che le trattative per l’acquisto, da parte del Getty Trust, cominciarono nel 1972.

L’Italia – come scrive il Los Angeles Times – ne reclama la proprietà da decenni e già nel 2018 la Cassazione aveva confermato l’ordine di confisca di un tribunale italiano dopo una lunga serie di sentenze. Da parte sua il Getty aveva sostenuto le propria ragioni ammettendo, al massimo, qualche negligenza durante l’acquisto circa le verifiche della provenienza. Ed era stato lo stesso Museo di Malibù ad appellarsi alla Corte Europea di Strasburgo che però, alla fine, gli ha dato torto. Tra le tesi dei Getty il fatto che la statua è di origine greca, che è stata ripescata in acque internazionali; l’Italia, al contrario rivendica la nazionalità dei pescatori che la ritrovarono e il fatto che il peschereccio battesse bandiera italiana.

Per il ministro Sangiuliano, di fatto, una bella vittoria da collocare all’interno della campagna che, da quando è al governo, è riuscita a riportare a casa decine, se non centinaia di opere. Ora spetta ai tribunali statunitensi fare rispettare l’ordine di confisca italiano.

 

Il podcast di oggi prosegue con la notizia di cronaca che riporta in prima pagina gli orsi del Tentino. Focus, la rivista tedesca di attualità, avverte: “Orso segue per diversi minuti gli escursionisti in Trentino e si avvicina pericolosamente a loro”.

E’ accaduto durante lo scorso weekend, il 27 aprile, vicino a Molveno, sulle montagne dell’alto lago di Garda.

Dall’emergenza orsi all’emergenza cinghiali. AgrarHeute sempre dalla Germania titola: “Paura per il prosciutto di Parma: l’Italia vuole uccidere un milione di cinghiali”

E si parla, sulla stampa estera, del divieto italiano a utilizzare i cuccioli di cane per le sedute di yoga. Ovvero quella pratica che prevede lezioni di yoga condotte in ambienti dove siano presenti cani lasciati liberi di interagire con i presenti che, in loro presenza, dovrebbero rilassarsi ancora di più.

Da Londra The Telegraph, titola “L’Italia vieta lo yoga stressante per i cuccioli” anche perchè ciò che è rilassante per gli umani lo è tutt’altro per i quattro zampe.

In conclusione vi annunciamo, già da oggi, che da martedì prossimo, e per una decina di giorni, Ristretto Italiano si trasformerà nelle Interviste di Ristretto Italiano. Sarà un’occasione per incontrare tante persone, e personaggi, che ci racconteranno come l’Italia è vista dall’estero nel quale si sono trasferiti a vivere.