LE NOSTRE VITE IN QUELLE LETTERE CHE NON SI SCRIVONO PIU’

LE NOSTRE VITE IN QUELLE LETTERE CHE NON SI SCRIVONO PIU’

Una Twin Peaks della provincia italiana nelle “Lettere Cattive” di Cristiano Governa. A nudo la nostra anima più profonda. Parla l’autore.

 

 

C’è tanta letteratura in quelle lettere che non si scrivono più. “Ogni vita è un format che mischia puntate imperdibili a altre piene di cazzate” scrive  Cristiano Governa, nell’introduzione alle sue “Lettere Cattive”, raccolta di 12 lettere immaginarie, di quelle che, tra l’altro, non si scrivono più.

La lettera vera, quella che si imbusta, che si chiude e si spedisce con un francobollo e non si sa se e quando arriverà, l’abbiamo annegata in un mare di whatsapp, quelli dell’ “è stato visualizzato alle…”. La fretta degli ottusi e l’entusiasmo degli annoiati. Sono stati loro a uccidere  il rapporto epistolare fra due persone.

Conobbi Cristiano Governa qualche anno fa come autore teatrale di “Caro Lucio ti scrivo”. La protagonista, unico personaggio in scena, è una postina che nel suo ufficio apre una serie di lettere scritte, e mai consegnate, a Lucio Dalla dai personaggi delle sue canzoni. Proprio come quel postino in pensione che, alla fine degli anni novanta, confessò all’autore che quando si sentiva solo gli veniva voglia di aprire le lettere che aveva lì davanti, “in fondo tutte le storie ancora da raccontare sono lì, sotto un francobollo”.

Storie che Governa ci regala nei dodici racconti epistolari, pubblicati nel 2015, tra ambientazioni noir, familiari, sociali. Come “Miss Integrazione”, lettera vergata da una fotografa che al suo Enrico parla delle tradizionali cene di solidarietà che il Comune offre a Natale agli homeless della città.

“Mi ha sempre incuriosito la quantità di persone intimamente cattive – mi dice l’autore –  che si occupano di cose intimamente “buone e giuste”, di come il politically correct si sia fatto carico di sostenere la messa in scena di certe vite sfruttando il disastro di altre”. “Se fossi un senza tetto e venissi rastrellato da questi attivisti del bene una tantum – continua l’autore –  darei di matto.  I poveri sono una cosa, i miserabili un’altra. Quando riusciremo ad aiutare i primi lasciando fuori i secondi, avremo fatto capolino verso qualcosa di simile alla civiltà.”

Poi ci sono Olga, la ragazza che sceglie di essere donna delle pulizie per vivere, nelle case degli altri, le vite degli altri. Poi Chiara, giovane suora violentata nella sua cella, Steve, il parrucchiere alle prese con la signora che vuole uscire con la chioma di Nicolette Larson, ancora quello strano padre di famiglia che a Genova si fa un singolare ufficio in riva al mare, fino alla bonus track, come diremmo se fosse un CD, che altro non è che la play list di canzoni che l’autore vorrebbe fossero eseguite al suo funerale.

Ci sono Umberto Tozzi, Paola e Chiara, Perchè no? di Battisti, e poi tanto Dalla, da Mambo a Meri Luis.

“Che cosa aggiungeresti alla catena emotiva di brani scelti – chiedo all’autore – se dovessi ripubblicare oggi le tue Lettere Cattive?” “In quell’elenco, per esempio, oggi mancano pezzi come “The frozen man” di James Taylor, “A Man of great promise” di Paul Weller e “Scirocco” di Guccini. Manca tutto ciò che di sublime e banale possiamo trovare nelle canzonette, ma soprattutto come il sublime e il banale delle canzonette riesca trasformarsi e a tenere il tempo delle nostre vite.”

Pubblicato da Pendragon nel 2015, “Le lettere cattive” si trova nelle librerie convenzionali e in quelle virtuali. 12,50 euro cartaceo, 5,99 in digitale.

Cristiano Governa – Bologna, 1970 – è giornalista, scrittore e sceneggiatore. Docente di Strumenti della Comunicazione ha pubblicato fra gli altri Il Catechista (Aliberti editore), ha scritto per il teatro “Caro Lucio ti scrivo”, ha sceneggiato la sua trasposizione cinematografica e sta ora lavorando a “Locanda Loris”, piece teatrale sulla figura dello scrittore e poeta carpigiano Loris Guerzoni.