19 Mag CARPI AL VOTO. MAGNANINI (Voce): LA GOVERNANCE VA CAMBIATA.
Parla Florio Magnanini, direttore di Voce. “La città si è trasformata e nessuno ha governato i cambiamenti. Li abbiamo subiti”. “Morelli schiacciato dalla crisi del PD renziano”
Attraverso le pagine di Voce, che dirige dal primo numero, Florio Magnanini da venticinque anni registra e racconta le vicende della città. Per la sua formazione, e per le sue precedenti esperienze come dirigente ai tempi delle amministrazioni Cigarini e Bergianti, Magnanini è un profondo conoscitore della macchina comunale.
Gli chiedo, per come egli ha visto cambiare la città attraverso gli anni, se ritenga che per Carpi sia giunto il momento del cambiamento? Di un sindaco espressione dei movimenti che gli italiani hanno indicato per il governo nazionale?
R – La città – risponde Magnanini – è cambiata in quattro aspetti fondamentali: la demografia (invecchiamento); la composizione sociale (frantumazione dei ceti e immigrazione, anche italiana, con attenuazione del senso di appartenenza); l’espansione fisica (dilatazione sproporzionata al numero dei residenti con gravi problemi di manutenzione); l’economia (ridimensionamento del settore trainante, il tessile abbigliamento). Questi cambiamenti non sono stati governati, ma subiti. La governance va cambiata, ma non riesco a convincermi che quella nazionale sia l’alternativa.
D – Ritieni che Alberto Bellelli abbia dimostrato di governare in autonomia, libero dai condizionamenti e dalle indicazione del partito che lo legittima?
R – Il partito non c’è più da tempo. Oggi lo fanno i Sindaci. Quelli sicuri di sé, almeno. Gli altri se ne inventano l’esistenza, solo per costruirsi degli alibi.
D – Carpi Futura rappresenta oggi ciò che ci si aspetta da una lista civica? Tu la vedesti nascere e in un qualche modo la tenesti a battesimo anche se con altro nome. Oggi te lo vedi Michele Pescetelli sindaco?
R – La lista civica che avevo in mente io doveva configurarsi come “smontaggio” del Pd in una formazione più larga. Sul modello del centro sinistra che ha espresso Sala, a Milano, perché operazioni siffatte sono fortemente connotate dalla figura del leader. Questa si è sviluppata invece non su una tensione positiva, ma su linee di contrapposizione con il Pd. E Pescetelli la interpreta bene. Quanto al vederlo, Sindaci non ci si nasce: li si diventa.
D – L’effetto traino del voto europeo potrebbe portare Federica Boccaletti dritta dritta al ballottaggio e poi chissà… Ritieni che il centrodestra, e in particolare la Lega, abbiano scelto una persona adatta per la poltrona di sindaco? C’è il rischio di una Raggi carpigiana?
R – L’ipotesi si regge sulla incapacità dell’elettorato di distinguere tra il valore politico (Europee) e quello amministrativo della consultazione. Se andrà così, è probabile che lei arrivi al ballottaggio. Se invece prevalesse una valutazione diversa, la candidata del centro destra, scelta dal livello provinciale a costo di svuotare le risorse del centrodestra cittadino, non lo vedrebbe neppure, il ballottaggio. Nell’uno come nell’altro caso mi sento di escludere la prospettiva di una Raggi carpigiana.
D – Gli imprenditori di che cosa hanno bisogno?
R – Gli imprenditori hanno semplicemente bisogno di un Comune che funzioni, che acceleri le pratiche e che non faccia pagare 292 mila euro di oneri per la semplice trasformazione d’uso di un capannone da sede di una concessionaria auto a store specializzato per il fai-da-te.
D – All’inizio del 2018 Voce proclamò Simone Morelli “uomo dell’anno”. Che cosa pensi di ciò che è accaduto tra lui e Bellelli?
R – Morelli all’epoca rappresentava un’accelerazione, una capacità di visione del tutto sconosciuta alla maggior parte dei colleghi di Giunta, figli di tutt’altra storia rispetto alla sua. Poi è accaduto che, per le vicende nazionali del Pd renziano, i posti di carriera politica si siano ristretti, cancellando la sua aspettativa di potersi candidare a Sindaco al posto di Bellelli. Trattandosi di una questione di sopravvivenza, è entrato in rotta di collisione con il Sindaco che fin lì gli aveva permesso tutto, in nome della coesistenza delle due anime del Pd. E non ha badato ai mezzi.