Ristretto Italiano – 15 novembre 2023

Ristretto Italiano – 15 novembre 2023

BLOOMBERG: L’ITALIA DEVE AFFRONTARE OSTACOLI PER OTTENERE CIRCA 90 MILIARDI DI EURO DI FONDI UE

Scrive, l’autorevolissima redazione economica Newyorchese, che il governo italiano avrà probabilmente difficoltà concrete ad accedere a circa la metà della quota italiana dei fondi per la ripresa provenienti dall’Unione Europea poiché la burocrazia, l’inflazione e le difficoltà tecniche rallentano i progetti.

Roma avrà quasi sicuramente la quarta tranche, che è la prossima, del valore di 16 miliardi e mezzo di euro anche se, secondo fonti interne che Bloomberg tiene coperte, potrebbero esserci dei ritardi nel raggiungere gli obiettivi del Next Geneeration EU. E ciò che appare più evidente agli osservatori è che il ritmo delle riforme richieste sta rallentando rispetto ai tempi di Draghi col rischio di uscire dal programma di aiuti post pandemia prima della fine nel 2026; ovvero senza potere arrivare a godere di tutto il denaro che ci è stato destinato. A conti fatti, sempre secondo le fonti Bloomberg che hanno chiesto l’anonimato, ci saremmo giocati circa 92 dei 200 miliardi previsti. La quarta tranche, che quindi potrebbe essere l’ultima, porterete il totale della liquidità erogata a 101,9

Bloomberg riferisce poi che alla richiesta di una conferma, al Ministero degli Affari Europei, quello di Fitto, non hanno commentato.

L’Italia, si legge ancora nell’articolo, ha una storia di mancato rispetto delle scadenze per i fondi UE e sta incontrando alcuni problemi secolari, in particolare nelle aree meno ricche che sono quelle che ne hanno più bisogno. E una delle riforme urgenti, mai realizzata sinora, è quella riguardante lo snellimento della burocrazia  e soprattutto dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione.

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Ieri parlavamo del sostegno che, in un solo anno di governo, Giorgia Meloni ha saputo guadagnare da parte degli ebrei italiani. Oggi è The Marker, quotidiano israeliano del gruppo di Haaretz, che invece titola GIORGIA MELONI PIANIFICA UN COLPO DI STATO ANTIDEMOCRATICO IN UN’ITALIA POLITICAMENTE INSTABILE.

UN titolo a tinte certamente forti che premette come quasi ogni coalizione abba cercato di cambiare la legge elettorale una volta raggiunto il potere. Meloni invece, come tre di coloro che l’hanno preceduta – Craxi, Berlusconi e Renzi – va dritta sulla Costituzione.

Progetti che, sostiene The Marker, più che altro fanno perdere tempo al Parlamento in quanto la Costituzione, scritta nel 1948 all’indomani della fine della dittatura fascista, richiede una maggioranza di due tizi del Parlamento, o un referendum popolare. E anche il ruttato referendario dovrebbe comunque passare al vaglio della Corte Costituzionale.

La riforma Meloni – e il quotidiano israeliano non manca di ironizzare sul fatto che lei ami chiamarla la madre di tutte le riforme – è già all’esame del Parlamento che, con ogni probabilità, avrà la possibilità di modificarla un po’. E se alcuni degli obiettivi contenuti nel disegno di legge possono apparire ragionevoli – come dare stabilità al Paese – è il modo in cui sta provando a farlo che non potrebbe essere più lontano dal democratico.

Per esempio l’elezione diretta del premier, un’idea che The Marker definisce cattiva, che porta scarsi risultati. E cita Israele che la introdusse nel 1992, togliendola nuovamente dieci anni dopo, perché comunque non aveva portato alcuna stabilità.

E un altro grave difetto è l’assenza di un numero minimo di voti perché chi ottiene la maggioranza possa ottenere l’incarico e in questo modo un’alleanza che dovesse ottenere anche solo un 25 per cento delle preferenze potrebbe guadagnare il 55 per cento dei seggi in Parlamento

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Un inglese, che vive in Italia, ha notato una cosa che gli Italiani, incontrando altre persone, non fanno mai. E ci ha fatto un tic tok. E’ la prima volta, in effetti, che passo in rassegna un video, nemmeno virale, intercettato sul celebre social cinese.

Qui è tal Richard Italy, non chiedetemi di più, che denuncia una nostra nostra abitudine che contraddice la nostra proverbiale gentilezza.

Se è vero – ammette Richard – che ogni volta volta che un Italiano ferma un passante, magari per un’informazione, premette uno educatissimo ‘scusi’, è altrettanto vero che a noi manca totalmente l’abitudine di presentarci. Incontrando uno sconosciuto, magari in un ufficio, a una festa, una persona con la quale intavoliamo una conversazione non diciamo mai il nostro nome. Nemmeno accomiatandoci. Nemmeno sempre quando chiamano una persona al telefono. E questo, agli occhi di uno straniero, se non proprio ineducato è almeno almeno strano.

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Ancora cucina e gioia di vivere – lunedì sono stato rimproverato da qualcuno di voi per avere trascurato l’alleggerimento finale. Ecco qui, quindi,  GENERATION VOYAGE che dedica un servizio alle dieci specialità culinarie che l’Italia porta avanti dal Rinascimento.

E ci sono i fondi di carciofi ripieni, ricetta vegetariana d’antipasto popolare già alla fine del 15eismo secolo, in tutta la penisola. Poi le verdure fritte castellate alla romana – soprattutto zucchine, melanzane e carciofi; il Peposo toscano, pietanza a base di carne di manzo cotta dalle sei alle otto ore in una pentola di ceramica che viene posta all’imboccatura del forno. Vado avanti, sempre in diretta dal Rinascimento, con la parmigiana di melanzane nata al sud, tra Napoli e Palermo; poi la Torta Verde cremonese, già presente in un libro del 1604, ripiena di spinaci, menta, parmigiano, uova, cannella e noce moscata. E per finire coi dolci, sempre da quei secoli lì, ancora oggi portiamo avanti la tradizione del panettone, dei bomboloni, delle chiacchiere e dei bignè.

Peccato, c’è da dire, che questi poveri rinascimentali non conoscessero le gioie del caffè, del cioccolato e quindi del tiramisù