23 Ott Ristretto Italiano – 23 ottobre 2023
Il governo Meloni ha compiuto un anno – in realtà l’anniversario è oggi ma la festa è stata ieri, domenica – e l’occasione di trarre bilanci è stata colta da numerosi giornali stranieri. Stampa estera che ancora, quattro giorni dopo, non ha smesso di commentare le vanterie sessuali dell’ex compagno della premier e delle sue proposte di sesso a tre, e a quattro, alle sue collaboratrici. Quelle cose che negli Stati Uniti – soprattutto dopo il mese too, ti licenziano al volo come ha documentato anche la bella serie “The Morning Show” e che a Mediaset, invece, sarebbe passata sotto silenzio, benché tutti sapessero, se non fosse stato per il coinvolgimento della prima ministra.
Fine del predicozzo, veniamo al Ristretto
A un anno dall’insediamento del suo governo Giorgia Meloni è ancora salda alla guida di un esecutivo che non barcollerà certo sotto i colpi di un’opposizione inesistente né per le bucce di banana che qualcuno prova a disseminare sul suo percorso, come quella dei fuori onda su Giambruno.
L’unico pericolo reale per Giorgia Meloni – titola il network canadese CBC – potrà arrivare dall’economia.
L’Italia – spiega il servizio – ha ricevuto miliardi di euro in fondi per la ripresa dalla pandemia dalle casse dell’Unione Europea; tantissimo denaro legato però a una tempistica e a condizioni non facili da rispettare. E per farcela questo governo non potrà che attendersi ai piani economici stabiliti dal suo predecessore Mario Draghi.
Il mercati restano al momento sostanzialmente tranquilli ma non le lasciano alcun margine di manovra. Come dimostrato quando cercò di varare misure populiste – come la tassa sull’extragettito delle banche – e queste, ancora ferme alla fase degli annunci, le si ritorsero contro.
E nonostante i fondi europei – aggiunge il servizio canadese – gli investimenti per le generazioni future restano deludenti causa la necessità di controllare il deficit che prevale su tutto.
Articolo, quello di CBC, che non risparmia alla nostra Giorgia una punzecchiatura sulle sue conoscenze di geologia a proposito della goccia della pietra…
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Dicevamo le agenzie di Rating. E qui riprendo Bloomberg che titola MELONI SOPRAVVIVE AL CONTROLLO DI STANDARD AND POOR’S CON L’ITALIA CHE RESTA DUE PASSI SOPRA LA SPAZZATURA
E’ stata questa la prima della serie di valutazioni in arrivo sulle prospettive di deficit più flessibile prospettato dal nostro governo.
Ora si attende Moody’s per il 17 novembre con i mercati – comunque già nervosi da settimane – che rimarranno all’erta e uno spread destinato a rimanere in zona rischio ancora per un po’-
Anche se un declassamento del credito rimane improbabile – è sempre Bloomberg che scrive – non sarebbe sorprendente se una delle agenzie spingesse sull’acceleratore
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Sfilano in un corteo pro Palestina per le strade dello stato indiano del Kerala – quello che tutti noi conosciamo bene per la ormai remota vicenda dei due marò – e anziché sventolare la bandiera dell’OLP impugnano tanti tricolori italiani. I colori sono approssimativamente gli stessi ma in più c’è il nero. E, anziché verticalmente sono disposti in orizzontale con il rosso che sta in un triangolo sul lato sinistro. Una svista marchiana che non è sfuggita al foglio ebraico Israel HaYom – un tabloid della free presso molto letto a Tel Aviv. Testata che fa comunque notare come l’India appoggi ufficialmente Israele.
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I PAPI SI SUCCEDONO MA NON SONO TUTTI UGUALI. Il titolo, solo in apparenza scontato, lapalissiano, è del quotidiano svizzero in lingua francese LE TEMPS, e analizza l’approccio politico totalmente diverso alle questioni del mondo da parte di Giovanni Paolo Secondo e Papa Francesco.
Due pontefici assolutamente politici – con l’intermezzo di un Ratzinger più teologo – dove ad un Wojtyla che fu sostanzialmente di destra, anticomunista, nemico della teologia della liberazione c’è un Francesco che di questa dottrina considerata marxista ne fa quasi una bandiera.
A riprova, conclude l’articolo, che l’universalità della bibbia e dei Vangeli consente sia una lettura di destra che una di sinistra con entrambe le parti che possono rivendicarla
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DIECI MODI PER GESTIRE LO SHOCK CULTURALE DI VIVERE A ROMA. Li suggerisce il giornale dei CIEE, lo statunitense centro studi universitari all’estero
Premesso che lo shock culturale è un’esperienza comune a chi abbandona, per un periodo medio lungo il proprio Paese, che che non è sempre negativo, la giornalista ammette che a Roma è davvero facile sentirsi fuori luogo. Che Roma può diventare un’esperienza di adattamento impegnativa. Come può confermarvi anche un emiliano, immigrato ormai trentennale come me.
Oltre alla barriera della lingua chi arriva a Roma dalla maggior parte dei Paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti, deve fare i conti con ritmi di vita molto diversi. Se ti siedi al ristorante il servizio veloce è raro e anche la burocrazia, che non si potrà evitare per sempre, mette i nervi a dura prova.
Per restare sui ristoranti e l’alimentazione bisognerà fare l’abitudine a pasti lunghi, composti di più portare, con l’esaltazione della freschezza dei cibi e molti bla bla sicuramente poco consueti all’estero.
Gli italiani sono calorosi, parlano forte, gesticolano tanto e spesso i gesti sostituiscono le parole [che se poi, tanto, la lingua non la conoscete bene può essere pure meglio]
Quindi cari expat mettete un corso di lingua tra le priorità, prendetevi del tempo per comprendere le abitudini sociali e piuttosto che considerarlo un nemico, il ritmo lento lo dovete abbracciare. A cominciare dal rispetto della pausa del dopo pranzo.