Rossana. Una rosa nel deserto.

Rossana. Una rosa nel deserto.

In memoria di Rossana Galasso. Musicista e cantante, Ross si è spenta il 5 marzo scorso nel deserto californiano del Morongo dove, da qualche anno, aveva scelto di isolarsi dal mondo.

 

Conobbi Rossana alla fine delle vacanze estive del 1982. Col marito Silvio si era da poco trasferita a Carpi e mi cercarono, a Radio Bruno, per capire se ci potesse essere un posto per lei. Mi dissero di avere abbandonato Vercelli, da cui entrambi provenivano, in cerca di lavoro, e che lei i primi anni di vita li aveva trascorsi in Brasile dove il padre aveva lavorato per conto di una grossa azienda italiana.

 

La Radio

Rossana il Brasile lo aveva nel sangue, come la musicalità innata che negli anni precedenti le aveva permesso di accompagnare in tournèe, come corista, artiste del calibro di Mia Martini e Dori Ghezzi. Segnalarla a Gianni Prandi, e procurarle un contratto da speaker, non fu difficile. Un po’ più complicato, forse, far convivere il suo carattere esuberante e solare con chi aveva già conquistato rendite di posizione. Ma questa è la vita, sicuramente una vita che non si addiceva a un personaggio per nulla competitivo come lo era Rossana. Per cui dopo non molto tempo ci lasciò per una posto più tranquillo a TeleRadioCittà di Modena. Ma il nostro rapporto personale rimase forte.

 

Le tournèe

Fu verso l’84 che Rossana mi disse di avere ritrovato casualmente Aida Cooper, la vecchia amica delle tournee dei primi anni ottanta, e di avere avuto, tramite lei, un ingaggio con Anna Oxa. Per la Oxa erano gli anni migliori, quelli di Eclissi Totale e di Senza di Me, e anche per Rossana fu un periodo d’oro. E fu poco dopo che, di persona, la incontrai per l’ultima volta. Era venuta a salutare Gabriella e me nella vecchia casa di via Cosmè Tura. Era raggiante, lanciatissima, aveva con sè il suo primo disco, un extended play con il remake, in chiave disco, del sempreverde “Can’t take my eyes off of you“. Farò presto una tournèe da solista, ci disse, e il mio sogno è quello di avervi ospiti miei e di farvi trovare ogni mattina una rosa sul tavolo della colazione.

 

Capraia

La mia partenza per Roma, di lì a poco, cambiò molte cose. Non certo l’affetto e il ricordo dei compagni coi quali per qualche tempo ho condiviso un pezzo di strada. E fu Facebook, un quarto di secolo dopo, a farci ritrovare. Io conducevo Radio Anch’Io, dopo essermi guadagnato la stima della redazione di Radio 1 Rai. Rossana, stanca, come si diceva un tempo, del ‘logorio della vita moderna’ si era ritirata, da sola con i suoi gatti, sull’Isola di Capraia. Lì, mi raccontò negli anni successivi in un ritrovata consuetudine di amicizia elettronica, animava corsi di musica nella scuola elementare e media locale in collaborazione col Provveditorato di Livorno e, con il suo progetto “La sorgente della musica”, si dedicava alla musicoterapia.

 

Il ritiro nel deserto

Di nuovo Rossana scomparve improvvisamente, dopo aver chiuso il suo profilo FB, senza un solo saluto. Irrintracciabile. E solo ora apprendo che, assieme a un nuovo amore incontrato proprio a Capraia, aveva preso il volo per gli Stati Uniti alla ricerca di un isolamento ancora più radicale, nel deserto di Wonder Valley, alla periferia sud-orientale di Los Angeles, vicino al parco nazionale di Joshua Tree, che negli anni 60 e 70 del secolo scorso ospitò una vivace comunità di artisti. Ed è stato lì, a San Bernadino, che Rossana ci ha abbandonati per sempre, tre sabati or sono, portando con se la promessa di quella rosa a colazione.

Ciao Ross, anima inquieta

Rossana Galasso è morta la mattina del 5 marzo a Wonder Valley, stroncata da un tumore al cervello che ha avuto ragione di lei in soli due mesi. Aveva 65 anni.