28 Apr Sos da Predappio: troppo pesante la nostra eredità
Predappio, ovvero dell’impossibilità di scrollarsi di dosso quell’imbarazzante eredità.
Il Ristretto Italiano di oggi si apre con un lungo e interessante articolo del Daily Beast, il lettissimo sito americano figlio della stessa editrice di Vanity Fair e del New Yorker, intitolato “La città natale di Mussolini non riesce a capire come uscirne” Sottotitolo “La destra tratta Predappio come una sorta di Disneyland; per la sinistra è un simbolo tossico della gestione del passato fascista da parte dell’Italia. Ma la realtà è molto più complicata”
Predappio, per chi ancora non lo sapesse, è quella cittadina sulle colline della Romagna dove nel 1883 nacque Benito Mussolini. Ma che, dal dopoguerra fino al 2019, è stata amministrata da giunte di sinistra. E che il precedente sindaco aveva soprannominato la Chernobyl d’Italia per quanto possa risultare tossica per chiunque l’amministri.
Predappio ospita grandi raduni neofascisti internazionali, negozi di souvenir con le memorabilia del Duce, la tomba dello stesso Mussolini che si trova in una cripta del cimitero cittadino. Tutte cose che coesistono in un comune di appena 6mila abitanti e che per settant’anni è stato una roccaforte delle sinistre.
L’inviato del Beast intervista l’attuale sindaco, Roberto Canali che, dice il giornalista, è rimasto sereno fino a che non gli ha chiesto del suo concittadino più illustre.
Sindaco che si dice stanco di essere interpellato ad ogni intemperanza di qualche fascista ovunque essa avvenga. Dice: “mi hanno telefonato anche per un commento sul raduno di Acca Larentia”. Sindaco che si dice stanco di dovere ripulire e riordinare il suo comune il giorno dopo di ogni raduno – che lui definisce carnevalata – mentre come il resto della Romagna è ancora alle prese con i danni delle inondazioni dello scorso anno.
Non mi piace ritrovarmeli qui – i fascisti da tutta Europa – ad ogni compleanno del Duce e ad ogni anniversario della Marcia su Roma. Ma è una questione di polizia, io non posso farci niente. Oltretutto a quei raduni non trovi nessun predappiese.
Il sindaco si augura piuttosto un turismo basato sull’architettura del comune che comprende diversi edifici caratteristici del periodo fra le due guerre. Un po’ come nella vicina, e iconica Tresigallo, anche se a Predappio quel restyling architettonico, secondo i canoni del fascismo, non venne mai completato.
Si stupisce, il giornalista americano, di trovare due grandi negozi di souvenir di Mussolini e annota che il fatto che fossero aperti in una fredda mattina di febbraio denota una certa sicurezza di avere clientela; che Predappio è meta turistica tutto l’anno.
“Siamo un paese qualunque” ripete la popolazione com in un ritornello che, più che altro, sembra un grido di aiuto per essere realmente dimenticati. E invece Predappio resta una città testimone di una mai spenta propaganda fascista.
E rimanendo in tema, in questi giorni è uscito un altrettanto corposo servizio del Guardian sulle “Città italiane che si dividono sulle iniziative per porre fine alla cittadinanza onoraria di Mussolini”
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Una lunga apertura, oggi, dedicata al 25 aprile e dintorni, ma, considerato che quello tra il 25 aprile e il primo maggio è anche per tanti un periodo di piccole vacanze, passiamo al turismo.
Il problema numero uno, in Italia, è ogni anno di più l’overtourism, ovvero il numero al limite dei turisti in ogni nostra città. Ieri, per rendermene personalmente conto, sono andato a fare una passeggiata su via dei fori imperiali e posso solo confermare.
“Con l’arrivo dei turisti gli italiani vengono esclusi dall’isola vacanziera di Capri” titola Reuters.
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La puntata di oggi si chiude su Venezia con un servizio della BBC intitolato “Biglietto d’ingresso a Venezia: il primo giorno 15mila700 persone hanno pagato 5 euro a testa”.
Buon ascolto di Ristretto Italiano. E a domani