Timonieri per caso: in galera non vanno mai i veri scafisti

Timonieri per caso: in galera non vanno mai i veri scafisti

 

E’ dedicata in gran parte al dramma dei migranti la puntata odierna di Ristretto Italiano che si apre con un interessante articolo inchiesta  pubblicato ieri dalla rivista anglo-francese Info Migrants. Titolo: “Italia: Alaji, storia di un senegalese condannato per traffico di migranti che piange per un errore giudiziario”.

Un servizio che spiega la ragione per la quale quasi mai le persone che vengono scoperte al timone dell’imbarcazione sono gli scafisti, nel senso di trafficanti di esseri umani.

La storia raccontata è quella di Alaji, giovane senegalese che non parla una parola di italiano e nemmeno di francese, ma solo mandinka,  e che per questo si è fatto, all’arrivo, sette anni di galera. Analfabeta, ha scontato la pena ma continua a proclamarsi innocente.

La condanna arrivò per la sola testimonianza di un altro migrante, che viaggiava su un’altra barca, poco distante, e che lo indicò come timoniere. La barca su cui viaggiava si ruppe durante la traversata e diverse persone a bordo annegarono. Durante il processo a Taranto nel 2017 furono condannati lui e un altro suo connazionale.

Il fatto, secondo Info Migrants, è che lui pagò per quel fenomeno che viene indicato come quello dei ‘falsi scafisti’, persone condannate per tratta pur non avendo alcun legame con le bande criminali che organizzano le traversate.

In Italia l’identificazione dei trafficanti è affidata all’antimafia con il risultato che i metodi applicati, quelli per stanare i mafiosi, non sono adatti in questo caso. Qui non si può partire dal basso nella speranza di risalire, con le testimonianze e i pentiti, alla cima della piramide e a chi dà gli ordini. Qui non ci sono capi e picciotti. Qui gli scafisti prendono un paio di passeggeri e, in cambio di uno sconto sulla traversata, o addirittura di una traversata gratis, li mettono alla guida. Timonieri che lo fanno per una volta sola e che non sono nemmeno in grado di poter dire da chi hanno ricevuto l’incarico. E alla fine al gabbio ci vanno loro.

Nel caso specifico del nostro Alaji spiega l’articolo che l’analfabetismo e l’inesperienza hanno giocato contro di lui. In aula non riusciva nemmeno a capire che cosa gli veniva detto non essendo stato fornito un traduttore mandinka. Ancora oggi fatica a capire che cosa gli sia successo. In carcere ha tentato due volte di togliersi la vita dopo che la madre, per curare la quale aveva intrapreso il viaggio, morì senza che potesse vederla. Oggi a Roma è riuscito a inserirsi come giardiniere con un contratto a tempo indeterminato.

 

 

E anche oggi l’Italia è nuovamente al centro della disapprovazione internazionale in seguito alla nuova tragedia del Mediterraneo emersa giovedì scorso da una denuncia si SOS Mediterranee

Come sapete una ennesima imbarcazione partita dalla Libia è rimasta alla deriva per sette giorni mentre le persone a bordo morivano di sete e di stenti.

La notizia per il nostro Ristretto Italiano la prendo da Reuters che titola “Si teme che sessanta migranti siano annegati mentre attraversavano il Mediterraneo dalla Libia”. E la responsabilità italiana sarebbe, mancato avvistamento a parte, che ai sopravvissuti, stremati dagli stenti, alcuni con la maschera d’ossigeno, è stato imposto un viaggio aggiuntivo di 1500 per raggiungere il porto assegnato di Ancona,

E’ sabato, dedichiamoci ora a notizie più amene. Sempre possa essere considerata amena la scomparsa dal nostro panorama delle tradizionali edicole dei giornali.

Tre titoli di articoli che ne parlano.

In Cyprus, da Cipro, “Le iconiche edicole italiane schiacciate dal calo delle vendite dei giornali

GMX, dalla Svizzera: “Conseguenze della digitalizzazione: la morte delle edicole in Italia

France 24: “Italia: edicole iconiche sull’orlo dell’estinzione

Tutti gli articoli citano i dati Confcommercio secondo i quali negli ultimi quattro anni sono stati chiusi 2700 chioschi, un 16 per cento in meno rispetto a una situazione che, nel 2020, già era molto drammatica.

Lettori argentini a bocca aperta, stando almeno ai titoli di due quotidiani di Buenos Aires come InfoBae e La Voz, per il prezzo sorprendentemente basso – secondo loro – di un locale in affitto.. Titolo della Voz: “E’ argentino, vive in Italia e ha condiviso quanto paga di affitto in una casa di Ancona”.

Per scoprire la cifra mensile occorre però ascoltare il podcast attraverso il player a fondo pagina.

E per chiudere voglio citarvi, sempre in tema di turismo, un servizio che il sito di viaggi francese Lilli Go dedica alla Top 10 delle cattedrali più belle d’Italia. E ce n’è per tutti i gusti, veramente, limitancodi pur solo alle prime dieci.

Buon weekened a tutti e buon viaggio se farete visita a una di queste città. Appuntamento a lunedì