TRUE LIES. La macchina della menzogna virale.

TRUE LIES. La macchina della menzogna virale.

“Donate, donate che tanto i vostri soldi finiscono tutti in mano a banchieri senza scrupoli”. E’ questo, nelle declinazioni più svariate, il ritornello maggiormente cantato in questi giorni su Facebook. Post verità, come si dice oggi, o frottole, tanto per intenderci che non risparmiano nessuno.

Accadde coi 68 milioni e tre, circa, raccolti dopo il sisma dell’Aquila, denari affidati al consorzio Etimos, banca etica che negli anni successivi finanziò progetti regolarmente rendicontati. Accade con l’Emilia del 2012. Nonostante una pagina ben dettagliata sul sito della Regione raggiungibile con un banale www.donazionisisma.it, pagina che illustra nei dettagli come sono stati spesi i fondi ricavati con gli SMS e con i due concerti solidali, nonostante questo si moltiplicano pagine finto giornalistiche per denunciare sprechi, truffe, finanziamenti ai “soliti noti”.

Qui non si tratta più della chiacchiera da bar che il social amplifica dando “diritto di parola a legioni di imbecilli”, come scrisse Umberto Eco sollevando quel polverone che tutti ricordiamo. Quello, al massimo, resta un fastidioso brusio di fondo che  non fa male a nessuno. Oggi il fatto è che la macchina della menzogna costruisce e diffonde, con strumenti sempre più sofisticati e credibili, false verità destinate a diventare, nell’opinione pubblica, più vere della verità.

Sarà pure vero che, come ritiene la maggior parte dei direttori di testate europee, in un sondaggio pubblicato l’altro ieri dal Sole, alla fine le bufale salveranno il giornalismo perché costringeranno il lettore a cercare verifiche autorevoli. Ciò che è vero ora, però, è che il lettore bulimicio e sprovveduto del social anziché la testata sicura, in rete va a cercare conferma alla chiacchiera orecchiata per strada. E la trova.

Dubita che donare a fin di bene il controvalore di due caffè serva allo scopo dichiarato? Ecco la fake news delle banche ingorde. Ecco l’alibi che ti permette di tenere il borsellino sigillato,  di non fare proprio nulla. Salvo poi inveire quando l’aiuto serve a te.