Un paio di cose sul ‘premierato’

Un paio di cose sul ‘premierato’

Pelo e contropelo alla riforma costituzionale della Meloni. Ci occupiamo qui del cosiddetto ‘premierato’, servendoci di un’approfondita analisi della rivista britannica UnHeard. “La Meloni riscrive la Costituzione Italiana – annunciai titolo – Ma non saranno i ritocchi legali a risolvere i problemi strutturali della nazione”.

Un articolo che in partenza spiega come la Costituzione Italiana, nata dopo il disastro della seconda guerra mondiale, abbia esercitato fino a oggi un potere che ha tenuto la nostra Repubblica lontana da derive pericolose. Se riscritta, però, come desidera l’attuale prima ministra, potrebbe cambiare per sempre il futuro del Paese.

Meloni dice che il suo obiettivo è, sostanzialmente, quello di fermare la giostra di governi che si sono succeduto in questi quasi ottanta’anni. Certo nessun cambio costituzionale – scrive ancora UnHeard – potrà di per se stesso risolvere problemi strutturali, dai salari che perdono potere d’acquisto all’immigrazione illegale. E a poco serve, anche oggi, che l’articolo 1 della Carta vigente sia quello che stabilisce che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro.

A oggi tutti vigilano su tutti: il primo ministro è nominato dal Presidente, il Presidente è eletto dal Parlamento e a ciò si aggiunge il potere della magistratura con una Corte Costituzionale onnipotente quando interpreta la Costituzione. E un sistema elettorale che, almeno fino al 1993, fu basato su un  proporzionale che rafforzò il potere dei partiti minori.

Meloni non è la prima che  prova a rivoluzionare la Carta. Altri tentativi vennero fatti nel 1993, nel 2005, nel 2015 e nel 2017 ma ogni volta ci fu un referendum a bocciarli. L’unica vera riforma riuscita fu quella della riduzione del numero dei parlamentari nel 2020. Il ritocco costituzionale – commenta amaramente il giornalista inglese – è stato un punto fermo della politica italiana per decenni anche se l’impianto del 1948 ha sostanzialmente resistito.

Nella misura in cui rafforza il legame tra primo ministro e elettori – commenta ancora UnHeard – la riscrittura dell’articolo 92 da parte della Meloni appare piacevolmente democratica. Ma i motivi di scetticismo rimangono. E il fatto che lei abbia fino a ora rifiutato di definirsi pubblicamente antifascista, con una certa ambiguità verso la figura di Benito Mussolini, crea ansia e insicurezza in molti italiani. Preoccupazione che si aggiunge alle perplessità di un sistema che premia comunque il primo arrivato con la maggioranza dei seggi, senza nemmeno porre un limite minimo alla percentuale raggiunta dal vincitore.

E, domanda delle cento pistole a Giorgia Meloni detta Giorgia: ma perché i problemi attuali dell’Italia dovrebbero essere risolti da un primo ministro eletto in questo modo se nemmeno lei, già fortissima, ad ora sembra riuscirci? Per dare una svolta a problemi come stagnazione, denatalità, immigrazione non servono giochetti legali ma politiche intelligenti.

 

Un altra spina nel fianco per Meloni e il suo governo, sempre per quanto riguarda la riforma costituzionale, è rappresentata dalle parole critiche del presidente dei Vescovi italiani monsignor Zuppi. Con lei che non l’ha presa benissimo.

Il primo ministro Italiano chiede ai vescovi di fare marcia indietro sulla riforma costituzionale” titola il Catholic Herald dal Regno Unito. Praticamente, incurante del bon ton diplomatico, lei ha risposto indispettita “Fatevi i fatti vostri senza dimenticare che lo stato del Vaticano non è una repubblica parlamentare”. —-

Abbandonando la nostra politica quotidiana, ha destato molta impressione, nella stampa estera, l’orribile fine dei tre ragazzi nelle acque del Natisone. Shock per la tragedia e grande commozione per quelle breve immagini sui tre ragazzi che si abbracciano stretti prima di sparire.

Dalla Francia Le Parisien titola “Italia: lo struggente abbraccio di tre amici prima di essere travolti dalle acque di un fiume in piena

Vi stupite se vi dico che l’Italia è il Paese europeo dove la manutenzione dell’auto è più costosa? Lo scrive Motor1, dalla Spagna, che cita un’indagine del sito Vignetteswitzerland.

Da Londra il Guardian scrive di Ingria, quel comune piccolissimo, nella cintura torinese, con 46 residenti e 30 candidati alle elezioni amministrative di domenica prossima.

Chiudiamo con la città italiana dove si parla Catalano. Ne scrive AS, dall’Argentina. Voi lo sapete già qual è? Potete provare a scommettere con i vostri amici e verificare la risposta nel Ristretto Italiano di oggi.